Sconcertanti e gravissime le dichiarazioni, che sto leggendo in queste ore, sul contenuto del ddl 580 che regolamenta gli abbattimenti. Lo sconcerto nasce dal fatto che il testo licenziato dal Senato non è altro che il regolamento già adottato da tempo da alcune Procure della Repubblica per cadenzare i pochissimi abbattimenti di immobili abusivi che vengono disposti ogni anno. Ma non mi risulta che vi siano mai state rimostranze contro quelle Procure, così come non mi risulta via sia mai stata una protesta contro i mancati abbattimenti di alberghi, lottizzazioni, centri commerciali, villaggi turistici, addirittura della cadente cittadella di Pinetamare – con milioni di metri cubi di cemento che ha occupato terreni demaniali e distrutto la pineta – la cui sistemazione è stata oggetto di un discutibilissimo e ancora inattuato accordo di programma che nulla ha sanato e sistemato e che invece le stesse voci, oggi critiche, ieri applaudirono come una svolta epocale nel ripristino della legalità. Mi sarei aspettata, invece, ben altro intervento da chi opera sul territorio campano e che ben dovrebbe sapere che i criteri cronologici adottati da quelle Procure che non si sono dotate di regolamenti hanno ingenerato il vergognoso mercato della tempistica delle sentenze con l’alterazione fraudolenta della data della sentenza. Eppure le cronache giudiziarie ne hanno parlato appena tre mesi fa. Il fatto vero è che questo provvedimento, mitigando le tensioni sociali, rende possibili e addirittura accelera gli abbattimenti di immobili figli della speculazione. Chi sostiene il contrario fa solo propaganda. E la propaganda serve ad alimentare il disordine e rendere sostanzialmente inattuabile il programma di abbattimento. Che, lo ricordo, prevede solo poco più di 50 interventi all’anno a fronte di 70mila sentenze esecutive e altre 200mila in via di definizione.
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Con ddl abusivismo la legge torna uguale per tutti
Questo disegno di legge ripristina finalmente il principio dell’uguaglianza tra tutti i cittadini italiani, sottraendo alla discrezionalità l’esecuzione di provvedimenti fortemente invasivi in Campania. Inserisce, infatti, nel testo unico per l’edilizia i criteri di abbattimento mutuati in modo integrale dai regolamenti delle Procure, secondo criteri di priorità applicati da quegli uffici. Criteri esemplari, che serviranno ad allontanare per sempre l’illusione di poter ancora scambiare consenso con la cecità degli organismi di controllo territoriale e di rendere l’abbattimento della casa del più umile avendo questi assistito, prima che arrivi il suo turno, a quello di immobili costruiti da speculatori e camorristi. Come si ricorderà quando dieci anni fa la Regione Campania, unica in Italia, decise di non attuare la legge sul condono edilizio, lo fece tenendo ben presenti le condizioni di un paesaggio già molto antropizzato e si limitò a consentire delle sanatorie minime, marginali. Ma, come è noto, la Consulta ritenne invece quegli indici incongrui rispetto alla legge, perché troppo bassi. Da allora il censimento degli abusi edilizi supera quota 200 mila, con quasi 70 mila sentenze di abbattimento già pronte per essere eseguite nella nostra regione. Vuol dire 1 milione di persone che perderanno la casa, anche in presenza di violazioni minime. Di fronte a questo, alcune Procure si sono dotate di un regolamento interno che fissa criteri per le priorità degli abbattimenti. Solo alcune Procure, però, e ad oggi la situazione è a macchia di leopardo e presenta fortissime disuguaglianze. Questo ddl riafferma che la legge è uguale per tutti e che non sarà mai più il più ricco e il più potente a poterla aggirare impunemente aspettando tempi migliori.
Abbattimenti, con ddl approvato si salvaguardano le famiglie disagiate.
ABUSIVISMO, ATTENZIONE A CASI SPECIFICI IN CAMPANIA
“Stiamo parlando di un milione di abitanti coinvolti, non di mille. Non tutti sono responsabli degli abusi, ci sono terzi che hanno acquistato in buona fede, per sempio, o che hanno ereditato case ritenendo che fossero in regola e invece non lo erano e lo hanno scoperto dopo. Casette piccole, molte. Alcune sono in zone dove non è possibile e non era possibile ottenere il condono anche nel 2003, come quelle in aree a rischio idrogeologico. E per quelle non si puà far nulla, e devono andare via”.
Insomma, il concetto è che si deve rispettare la legge ma facendo attenzione ad una situazione estremamente particolare e delicata. Rosaria Capacchione, senatrice del Pd, lo dice lasciando la riunione della commissione Giustizia che ha esaminato il ddl, proposto dal senatore Ciro Falanga (Pdl), con il quale si vuole togliere alla Magistratura la competenza in materia di esecuzione delle demolizioni, come ha denunciato nei giorni scorsi Legambiente.
“C’è un problema oggettivo – precisa Capacchione – stiamo parlando di un’area come la Campania, soprattutto il comprensorio Napoli-Caserta, dove mancano i presupposti a monte: non esistevano i piani regolatori, i piani di fabbricazione. Ci sono paesi rimasti con i piani di fabbricazione degli anni 50. Per cui anche volendo chiedere l’autorizzazione, non la potevi chiedere perchè non c’era lo strumento. Questo è il quadro.
“Da campana, la mia posizione è che in Campania si sta studiando, a prescindere dagli schieramenti politici, una soluzione per rivalutare i termini del condono edilizio del 2003 e di riammettere nei termini chi nel 2003 e di riimmettere nei termini chi nel 2003 avrebbe avuto diritto a fare la domanda di condono e non l’ha potuto fare”, spiega Rosaria Capacchione, senatrice del Pd. Una posizione volta ad evitare una situazione di “ingiustizia di fatto così complessa”, aggiunge Maurizio Buccarella, senatore del Movimento 5 stelle.
(Articolo dell’agenzia Dire)